Novellino
La rivincita (a parole) dei poveri sui ricchi
Potremmo dire che quelli del Novellino sono, per buona parte, più racconti di parole che racconti di eventi. L’ È la trama, il racconto di un testo narrativo, così come lo presenta e lo sviluppa l’autore. Se la → fabula è la ricostruzione schematica delle fasi della narrazione in un ordine rigorosamente cronologico, l’intreccio ammette frequenti distorsioni temporali nella disposizione e nella successione dei fatti. Il racconto può subire salti, pause, intervalli; può procedere con una struttura in cui alcuni episodi sono anticipati, altri posticipati, altri ripresi nel corso della narrazione attraverso → analessi; può seguire criteri che deformano la concatenazione logica e naturale per inserire digressioni e dare spazio all’opinione del narratore, per rivestirsi di un significato allegorico e simbolico, per obbedire a esigenze di armonia compositiva. intreccio conta poco: conta l’uso spiritoso del linguaggio. E dato che il Novellino si rivolge alle persone comuni, non è strano che gli “eroi” del libro siano soprattutto popolani che la spuntano nel conflitto con gente più colta o più ricca di loro. Nella novella 89, per esempio, chi perde la lite verbale è un «uomo di corte», e chi vince è un semplice donzello, un cameriere.
Qui conta d’uno uomo di corte1 che cominciò una novella che non venia meno2
Brigata3 di cavalieri cenavano una sera in una gran casa4 fiorentina, e avevavi5 uno uomo di corte, il quale era grandissimo favellatore. Quando ebbero cenato, cominciò una novella che non venia meno. Uno donzello6 della casa che servìa, e forse non era troppo satollo7, lo chiamò per nome, e disse: «Quelli che t’insegnò cotesta novella non la t’insegnò tutta». Ed elli rispuose: «Perché no?». Ed elli rispuose: «Perché non t’insegnò la restata8». Onde quelli si vergognò, e ristette9.
UNA LEZIONE DI RETORICA L’ insistenza sul “bel parlare” non è casuale. Parlare bene era – e ha continuato a essere fino a oggi – uno dei requisiti per ben figurare in società. Per questo a scuola si insegnava la retorica, cioè quell’insieme di regole che dicono come bisogna confezionare un discorso, scritto o orale. Quella che troviamo nel Novellino è, per così dire, un’applicazione non scolastica di questa forma mentis, di questa attitudine mentale: ecco come, anche nella vita quotidiana, nelle occasioni più banali, possono essere usate le “arti della parola”.
Esercizio:
COMPRENDERE
1. Fai la parafrasi della novella.
2. Quali temi affronta?
ANALIZZARE
3. Analizza la struttura sintattica del testo: prevale l’ipotassi o la paratassi?
4. Riassumi in una frase la morale della novella.
CONTESTUALIZZARE
5. Ti è mai capitato di essere zittito da qualcuno con una battuta azzeccata? E di zittire qualcuno allo stesso modo?
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- uomo di corte: persona abituata a vivere nelle corti; oggi diremmo “uomo di mondo”. \r
- non venia meno: non finiva mai. \r
- Brigata: un gruppo; il verbo al plurale, cenavano, concorda a senso, come se il soggetto fosse “molti cavalieri”. \r
- gran casa: casa di gente ricca. \r
- avevavi: c’era; nell’italiano antico averci, avervi si usava nel senso di “esserci”, come ancor oggi in francese, il y a, e in spagnolo, hay. \r
- donzello: domestico. \r
- forse ... satollo: forse non aveva mangiato abbastanza. \r
- restata: conclusione; cioè, non ti ha insegnato a finirla in tempo, prima di annoiare tutti quanti. \r
- ristette: smise di parlare. \r