Il serventese dei Lambertazzi e dei Geremei
Ecco come comincia il cosiddetto Serventese dei Lambertazzi e dei Geremei, che narra la storia di Bologna negli anni Settanta del Duecento e, in particolare, le vicende di due famiglie bolognesi, i Lambertazzi e i Geremei a cui allude il titolo.
Altissimo Dio padre, re de gloria,
priegote che me di’ senno e memoria
che possa contare una bella istoria
4 de recordanza.
Del guasto de Bologna se comenza,
como perdé la forza e la potenza
e lo gram senno cum la provedenza
8 ch’aver solea:
ché per lo mondo era chiamada rayna,
fontana de le altre e medexina
ché tuti li soi amixi soccorea
12 in ogni lato.
2. che me di’: che tu mi dia.
4 de ricordanza: degna di memoria.
5. guasto: crisi; disastro.
9. rayna: regina.
10. fontana e medexina: fonte da cui nascevano, o traevano ispirazione guardandola come un modello, le altre città; e anche medicina, cioè salvezza per le altre città in caso di difficoltà.
Un'opera per un pubblico spettacolo
Un serventese è un testo fatto di brevi strofette di tre versi lunghi (endecasillabi) in rima tra loro più un verso breve (qui un quinario) che rima coi versi lunghi delle strofette successive. È una forma metrica non molto frequente nella poesia antica, e che veniva usata soprattutto per narrazioni lunghe (questo serventese ha più di settecento versi) che venivano recitate dai giullari di fronte a un pubblico di ascoltatori.
Qui la destinazione pubblica è evidente dal modo in cui il poeta inizia il suo show: invocando la protezione di Dio, come facevano appunto i giullari, poi riassumendo, a uso appunto del pubblico, il tema di cui parlerà il testo. I temi principali del serventese sono il «guasto», il disastro, i conflitti interni (le due famiglie di cui si parla capeggiavano due opposti partiti) che hanno rovinato Bologna. Anche il verbo «se comenza» “si comincia” è proprio quello che impiega chi si mette a raccontare una lunga storia.
Il valore documentario del testo
Perché un testo del genere è importante? Perché ci mostra un aspetto molto significativo della nostra storia nazionale. L’Italia aveva e ha moltissime città dotate di un’identità molto forte (dopotutto, è ciò che rende la storia e la cultura italiana così ricche e interessanti). Nel Medioevo, la storia di queste città venne raccontata non solo dai cronisti ma anche dai poeti, perché si trattava di intrattenere e di informare un pubblico curioso del proprio passato. Lo “spirito di campanile” che è uno dei tratti salienti del carattere italiano si manifesta anche in antichi testi come questo.